30 Nov Cromo nell’acqua potabile: quali sono i rischi collegati?
Uno degli inquinanti, tra i tanti, che può venire a contatto con l’acqua potabile è il cromo, un metallo che può insinuarsi nelle nostre risorse idriche e avere effetti nocivi sulla salute umana quando presente in livelli che superano i limiti stabiliti dalla legislazione.
Come avviene la contaminazione
Il cromo può raggiungere le fonti d’acqua attraverso vari canali. L’attività industriale, ad esempio, può rilasciare cromo nei corsi d’acqua circostanti. Inoltre, l’uso di cromati in processi di produzione e nei prodotti di consumo può portare a scarichi che finiscono nei sistemi idrici.
Il cromo trivalente ed esavalente sono le forme principali di interesse ambientale, con il secondo che è considerato più tossico.
Rischi per la salute
L’esposizione al cromo nell’acqua rappresenta una preoccupazione significativa per la salute umana, poiché il metallo può manifestare effetti avversi su diversi organi e sistemi.
Il cromo esavalente, in particolare, è noto per essere un agente cancerogeno, con studi che hanno evidenziato il suo coinvolgimento in malattie come il cancro polmonare. L’esposizione prolungata a livelli elevati di cromo può anche causare danni ai polmoni, con sintomi che includono tosse persistente, difficoltà respiratoria e, in alcuni casi, l’insorgenza di asma.
I rischi gastrointestinali sono un’altra preoccupazione legata all’assunzione di cromo attraverso l’acqua contaminata. Il metallo può causare irritazioni all’apparato digerente, manifestandosi con sintomi come nausea, vomito e disturbi gastrointestinali. Inoltre, la presenza di cromo nell’acqua può influenzare negativamente la qualità del suolo e influire sulla catena alimentare, contribuendo così a ulteriori rischi per la salute umana.
Anche la forma di cromo trivalente, se presente in concentrazioni elevate, può avere effetti negativi sulla salute: anche se considerato meno tossico dell’esavalente, l’accumulo a lungo termine di cromo trivalente può contribuire a problemi di salute come danni epatici e renali.
La vulnerabilità agli effetti nocivi del cromo nell’acqua può variare da persona a persona, con i bambini, gli anziani e gli individui con condizioni di salute preesistenti che potrebbero essere particolarmente suscettibili.
Livelli di tolleranza nella legislazione italiana
La legislazione italiana (salute.gov.it) indica come limiti massimi gli 0,050 mg/l di cromo nell’acqua potabile, un valore entro cui ad oggi risulta essere compresa la maggior parte del territorio nazionale.
È bene però notificare che, per effetto delle modifiche apportate dal D.M. 30 giugno 2021, a partire dal 12 gennaio 2026 tali valori per le acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile verranno abbassati alla soglia di 0,025 mg/l, pertanto, oltre al fatto che i valori di sicurezza nazionali potrebbero non essere più rispettati, è bene essere consapevoli dell’attenzione crescente verso la pericolosità di questo inquinante.
Osmosi inversa
La presenza di cromo nell’acqua potabile può essere controllata tramite il trattamento dell’osmosi inversa, che consente di incrementare la qualità dell’acqua a livello microbiologico. K5 di Enki Water è un’osmosi inversa dai molteplici vantaggi: funzionamento silenzioso e idrodinamico, possibilità di personalizzare il prodotto con un sistema a cartucce, non elimina completamente i sali minerali ed è riconosciuto come uno dei prodotti di maggiore efficacia.