18 Set Allarme amianto, il dossier sull’acqua: Nessun pericolo
Lo studio dell’Istituto superiore di Sanità per la Regione. Ma i comitati contestano: “Sono dati troppo vecchi”
Nessun pericolo di amianto per i cittadini. I cittadini toscani non hanno nulla da temere dai 1.926 chilometri di acquedotti (su 32.339 totali) in cemento amianto disseminati nel sottosuolo della Toscana. Sebbene sotto i piedi migliaia di persone scorrano autostrade di tubature in eternit (a base di amianto), «sulla base delle conoscenze attuali e delle conclusioni a cui sono giunti enti internazionali di riferimento, la situazione non deve essere percepita come un rischio incombente per la salute pubblica né per quanto riguarda l’eventuale dose di fibre ingerite né per la concentrazione eventualmente trasferita dall’acqua all’aria». Lo scrive l’Istituto superiore di Sanità in una relazione consegnata alla Regione. La giunta Rossi a dicembre aveva chiesto all’ente di ricerca del ministero della Salute di avviare uno studio sulla rete idrica regionale.
Il 5,96% delle condotte che portano l’acqua potabile nelle case dei toscani – aveva denunciato a ottobre il Forum toscano per l’acqua pubblica, Medicina democratica e Ornella De Zordo di Per Un altra città -, sono ancora oggi costituite dal materiale cancerogeno. Tubi perlopiù installati fra gli anni ’70-’80 rimossi solo in caso di rottura. Solo a Firenze, ne restano 255 chilometri sugli 8 mila totali.
L’Istituto superiore di Sanità, cui spetta la responsabilità di fissare i parametri limite per l’ amianto nelle acque potabili, sembra spazzare via ogni ombra. Il Dipartimento di ambiente e prevenzione primaria del’ Iss «non ritiene – recita il testo della relazione – che sussistano i requisiti di necessità per indicare un valore di parametro per l’amianto diverso da quello già indicato dall’Epa americana (l’agenzia di protezione ambientale degli Stati Uniti, ndr )» per cui la soglia è di 7 milioni di fibre per litro. Nelle acque toscane «al momento si sono rilevate o totale assenza di fibre, nella quasi totalità dei casi, o valori massimi nell’ordine di una decina di fibre per litro». Come dire, un’inezia.
Ma il dossier arrivato da Roma non convince i comitati aderenti alla campagna “No amianto nell’acqua”, che nel frattempo sono diventati diciannove. Per loro si tratta di «dati vetusti» per «tranquillizzare il “cittadino elettore”». L’Istituto del ministero «ignora gli ultimi studi dell’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (Iarc)». Quello studio comprende «le forme di asbestosi sicuramente cancerogene per l’uomo, anche quella derivante dall’amianto ingerito. E quei cancerogeni non hanno soglia: l’unica possibile per la sicurezza dei cittadini è zero. Pertanto nell’acqua “potabile” la concentrazione deve essere zero», dicono i movimenti, che continuano a chiedere la rimozione immediata delle tubazioni in amianto. E poi lanciano una sfida a Enrico Rossi e all’assessore Anna Rita Bramerini.
«Se credete in quello che dite, siete pronti a bere un bicchiere d’acqua con dentro sbriciolate un po’ di fibre di amianto? Prima delle elezioni se possibile».